Tre giorni lassù

By 5 Ottobre 2023Montagna

Tre giorni lassù.

Primo giorno.
Ritorno a casa, felicità di luci soffuse, di tramonto e di sublime.
Suoni di bramiti dei cervi e di meraviglia.

Secondo Giorno.
Ricontattare il corpo, il fiato, la fatica e lo stupore.
Saluto all’aquila dalla testa bianca che mi dice Sei quasi arrivata!
I ghiacci davanti e lo spazio immenso di beatitudine.
La roccia a picco e le mani sulla pietra e un altro ginocchio sbucciato (che male!).
Incontro improvviso con stambecco spaventato.
Attraversare la morena in ombra, sotto la Montagna, nel Silenzio totale, nei ricordi, nel presente, nel futuro; nello sciacquio di tutto ciò che provo, dentro.
Sosta e contemplazione.
Ritorno e amicizie preziose; almeno un poco, pittura.

Terzo Giorno.
Intorno a un vecchio Ginepro. Intorno a un vecchio Uomo.
Intorno al Fuoco, fiori e semi bruciati in segno di gratitudine per uno spazio che ci è sacro.
Il vecchio mi ha detto che ho la mano fredda, io ho sentito il calore della sua.
Una bambina antica mi guarda, poi mi saluta.
A tavola risuona il ticchettio dei piatti e dei bicchieri, la soddisfazione del palato, le parole amiche, le risate e i sorrisi.
Tutti si nutrono, chi di formaggio, chi di quella polenta che contiene tutta una vita, chi di una relazione con anime distanti ma che si tengono la mano, come intorno al fuoco.
Io sento il richiamo della montagna e devo salire, con la polenta e quel profumo di formaggio alle erbe in pancia ma più leggera che mai; lassù in vetta quasi al tramonto con il cuore che batte e il tè caldo che mi coccola.
La cima che amo, la cresta che mi riempie sempre di voglia di correre e volare. Uno stambecco all’erta, illuminato dall’ultimo raggio di sole e i laghi che riposano. Ritorno, quasi, a buio; senza paura.

Sempre Grazie alla Montagna.

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