Mucche assassine. L’attacco.

By 26 Febbraio 2021Montagna

Quella mattina ero decisa a partire presto e a trascorrere un bel po’ di tempo su al lago. Avevo intenzioni serie: leggere, disegnare, scrivere. Stare.

Stare in quel silenzio d’incanto, con i piedi nell’acqua, con il panino in bocca e poi stesa sul prato. Se l’avessi incontrata mi sarei portata dietro Nanook. Mi aspettava una giornata Perfetta.
Uscita di casa con lo zaino in spalla, i miei libri, il mio album da disegno, il panino e tutta la mia energia vitale, avevo il sole splendente tutto dalla mia parte. Nanook è arrivata subito e non è stato necessario chiederle di venire con me: quando capisce che si va a spasso è la canina più felice delle montagne lassù.
Il percorso è il mio preferito: salita spaccaginocchia nel bosco, ma corta corta, sentiero incantato ancora nel bosco con l’immancabile gallo forcello che vola via all’arrivo di Nanook (no, lei sta buona buona, non lo va a scovare tra i cespugli…), e il sentiero che sale su, senza più alberi, ma tra le rocce con il ruscello e in mezzo al prato profumato di quell’afrore che c’è solo lassù e che amo così tanto che lo metterei in borraccia, ma per fortuna non si può, così ogni volta lo ritrovo e sono beata ad annusarmelo tutto a pieni polmoni.
Nanook fa almeno tre volte il mio percorso perché sparisce, ricompare, sale, mi aspetta, mi dà una leccatina, risale, ecc… Io ci chiacchiero e mi godo tutto e sono perfettamente felice.
Arrivo su che stanno scendendo le nuvole, ma non sono nuvole di pioggia, sono nuvole di quelle bellissime che creano una luce ancora più pastosa e vivida, ché non la finirei più di fare foto. Vedo dall’altra parte del lago le placide mucche che pascolano e mi scelgo l’angolo opposto, il più bello, tra le rocce e l’erba, vicino all’acqua. Mi siedo e tolgo fuori TUTTO il contenuto dello zaino, dal pranzo ai libri all’occorrente per disegnare e, solo con quest’ultimo e con Nanook che mi segue, mi dirigo qualche metro più sotto, in riva al lago, a ritrarre tre pietre che si specchiano nel lago cui facevo la corte già da un po’.
Ma non faccio in tempo a tracciare tre linee che un rumore sospetto mi arriva all’orecchio. Mi sembra un campanaccio. Vicino, troppo vicino. Ma le mucche erano laggiù, dall’altra parte del lago, che c’entra sentire campanacci. Mi volto intimorita ed eccola lì. Mi fissa. Infuriata. Lo sguardo nero e le corna puntate verso l’intrusa che ha sparpagliato incivilmente tutta la sua roba sul SUO prato che lei deve mangiare fino all’ultimo filo d’erba. Mi muggisce minacciosa e muove il primo passo di avvertimento. Io mi alzo impietrita, ma poi un istinto primordiale mi spinge a correre verso lo zaino (e dritta verso la malefica mucca) e il suo contenuto sparpagliato per terra e mi accorgo con orrore che dietro la MuccaCapaIncazzosa c’è tutta la mandria, pronta ad assalirmi e a mangiarmi in un sol boccone. Mi guardano tutte con ferocia e io mi metto a raccogliere forsennatamente la mia roba, ma non faccio in tempo a infilarla nello zaino perché nel frattempo la mucca nera cattiva cattiva attacca e quelle dietro al seguito. Io cerco di gridare di andare Via! Sciò! ma niente, mi tocca indietreggiare con i panini a destra lo zaino mezzo infilato nel braccio che mi casca (lo zaino) e i libri e l’album nella mano sinistra. Quelle avanzano e cominciano pure a correre, allora corro pur’io ma all’indietro e poi però mi devo fermare perché c’è il lago ed è freddo e il bagno proprio no. Sono circondata e non posso andare da nessuna parte: ho una fifa nera come la mucca e invoco l’istinto da cane pastore di Nanook di avventarsi in mia difesa ma lei però ha più paura di me e se ne sta zitta zitta tra le mie gambe, illudendosi che la possa proteggere. Vai Nanook!!! Le urlo, ma lei niente, non mi si stacca di dosso, non emette nemmeno un guaito e si guarda bene dall’affrontare le mucche incazzose.
Quando ormai sembro essere spacciata sento l’omino che se ne stava tranquillo sulla penisoletta del lago con la moglie (che, vista la mala parata, se l’era precocemente svignata ) che urla alle mucche con un bastone in mano per distrarle dalla preda (io). Immensamente grata a quell’angelo approfitto dell’attimo di distrazione delle bestie lattifere, che si voltano tutte simultaneamente verso l’omino, e, guardando in basso, comincio a correre in un corridoio che si è formato tra le mucche davanti a me. Corro corro corro (con Nanook tra le gambe e tutta la mia roba sparpagliata tra le mie membra). E riesco a superare il branco famelico e a raggiungere la moglie dell’omino il quale, poverello, mi ha sostituita come vittima sacrificale. Le mucche lo hanno circondato e sembra avere la peggio, ma lui ha il bastone e agitandolo a destra e a manca, con la moglie che gli grida Attentooo!!! riesce, come un samurai con la sua spada, a liberarsi dalla morsa delle ruminanti e pure lui, finalmente, ci raggiunge in salvo.
È finita. Siamo tutti salvi.
Scossi ma vivi.
Quei mostri che fino a pochi istanti prima hanno attentato alla vita di una donnachevolevasolodisegare, un cane e un signore distinto in vacanza con la moglie, ora se ne stanno lì, placide, a brucare l’erba in riva al lago.
La morale non c’è.
Ho solo imparato che Nanook non serve a niente con le mucche, che non devo sparpagliare la mia roba per terra e che la felicità non comprende aspettative (e che, pare, oltre a due libri, un panino, una borraccia dell’acqua e la roba per disegnare, devo portarmi dietro un paio di chili di sale grosso…)
E ora se vedo un branco di mucche riesco a salire, per schivarle, 400 metri di dislivello in 5 minuti.
(le foto sono proprio di quel giorno lì, un dì d’agosto 2019)

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