Lui è l’Albero Drolo. Drolo vuol dire strano, ed è l’unica parola che conosco in patois.
È strano perché lì sembra che non c’entri nulla, in mezzo a un bosco di larici e abeti all’inizio del percorso invernale per i laghi e quando me lo sono trovato davanti la prima volta sono rimasta lì impalata davanti a lui. Non so bene perché, ma aveva un sacco di cose da dirmi e sono andata spesso a trovarlo, anche insieme a Mezza Calzetta che ci ha pure scovato un palco di camoscio con cui essere felice. Mi incanta perché è solitario, perché i suoi rami si intrecciano su se stessi e sono giovani e vecchi, come se fossero due esseri separati ma stretti insieme da un abbraccio che li fa sembrare uno.
