Rifugio Guide d’Ayas

By 24 Agosto 2023Montagna

Salita al Rifugio Guide D’Ayas (3420m) da Saint Jacques (1689m).
Sono partita sola – quasi timorosa di esserlo troppo, nella prima parte della camminata – ma sola non sono mai stata perché su questi sentieri, d’agosto, c’è questo mondo e quell’altro.

Bene, perché ho goduto contemporaneamente del privilegio della solitudine beata e indipendente insieme alla sicurezza di non rischiare di morire senza che nessuno se ne accorgesse!

Mi godo per qualche minuto il lago Blu in tutto il suo splendore senza la folla che lo invade e me ne vado su per la murena e la salita al Mezzalama dove mi faccio fare una foto simile all’Antonia (Antonia Pozzi, amata poetessa).

Proseguo per il Rifugio più su domandandomi se ce la farò, perché sembra incastonato in un altro mondo irraggiungibile, arrampicato lassù su quella roccia nera; ma sono motivatissima e mi sento in forma, quindi vado, un passo dopo l’altro, senza fermarmi -quasi- mai, euforica e incantata da un paesaggio che adoro: i ghiacci che sgorgano cascate vestite di pizzo sulla roccia nera, le lingue del ghiacciaio che scendono e si modellano come argilla bianca, boati e rimbombi del ghiaccio che precipita. Incontro, tra le rocce levigate e lunari, laghetti argentei, ramati e immobili; ascolto il torrente  che nasce dal ghiaccio e ha la voce allegra, urlante come un bimbo che gioca; più giù borbotta bofonchia e brontola come un ragazzo, poi piano piano da adulto si calmerà e si adagerà nella pianura in pace come un vecchio. Attraverso l’acqua in rivoli nel ghiaccio incastonato da rocce che sembrano gnomi delle nevi.

Amo follemente questo paesaggio antico, ancestrale, con l’acqua che sgorga dal ghiaccio: la nascita della terra, l’Origine della Vita.

Arrivo al rifugio stanca ma non stremata, quindi appagata e con un sorriso stampato e forse un po’ scemo che rivolgo a tutti. Ma tutti sorridono e sono felici di essere arrivati lassù, anche se stanchi dalla salita, dalla pietraia, dall’ultimo tratto ripido attrezzato (benedette corde cui mi sono aggrappata come una scimmia alla liana!). Ma come potremmo non essere felici? Siamo in cima al mondo, in un Paradiso meraviglioso e reale.

Mi piace osservare tutto e tutti, ogni particolare e ogni dettaglio, da conservare dentro: un ragazzo con una fascia di lana a righe colorate e i riccioli che esplodono là dove la fascia non riesce più a contenerli. Una splendida coppia padre e figlia appena tornati dal Polluce (almeno così ho capito) ricoperti di corde e moschettoni. Lei piccola, asciutta, ma con un’energia focosa, come i suoi capelli rossi. Lui con occhi ridenti e in pace con il mondo, si vede che sono a Casa, sono belli.

Dalla cucina del Rifugio Rimmel di DeGregori mi fa venire l’umido agli occhi, come sempre.
Entro nel rifugio e il Che mi dà il benvenuto con ‘Hasta la Victoria siempre’. Mi faccio servire da un enorme teiera di alluminio un Tè nero bollente che mi rinfranca e mi scalda le punte delle dita che già si informicoliscono.

Esco e scrivo, giro, fotografo, mangio il mio panino, bevo due tazze di tè caldo, contemplo.

Osservo una farfalla rossa, uccellini con le ali e la coda bianche che svolazzano insieme prima di qua e poi di là (fringuello alpino?), corvi dal becco giallo che fanno cri cri invece che cra cra e che quindi decido non siano affatto corvi ma Gracchi alpini (giusto?).

Potrei stare qui tutto il giorno. Ma vabbè, bisogna – sempre – tornare.

“Stiamo in Silenzio,
per poter intendere
il bisbiglio degli dei”

R.W.Emerson

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